Per la mia sensibilità etnea i posti più belli del pianeta sono quelli dove ci sono o ci sono stati i vulcani e Cala Sapone a sant'Antioco è uno di quei posti.
Vista da lontano è solo bella e tormentata ma, da vicino racconta di fuoco, di lava e di colate piroclastiche di ceneri ardenti.
Nei dintorni doveva esserci un vulcano diciotto milioni di anni fa, non uno tranquillamente effusivo come l'Etna ma piuttosto uno esplosivo oltre che effusivo, uno "cattivo" come il Vesuvio. Intorno però non si vedono coni vulcanici, forse era un vulcano basso, una spaccatura nella crosta da cui è uscito di tutto e di più.
La Cala è una rientranza erosa tra collinette di colore grigio.
Cenere vulcanica solidificata in ammassi e colate.
Al centro della Cala ci sono strati su strati di ceneri erose dal mare,
alcune ancora piatte, altre rosse di ferro che si sbriciolano,
altri grigio scuro con inglobate gocce di lava cadute a spruzzo dall'alto
insieme a tocchi di feldspati alcalini.
Il mare battendo su quelle rocce alcaline le "liscivia" e fa la schiuma.
Non è un caso se gli abitanti del posto lo chiamano "Cala Sapone".
L'acidità dell'acqua del mare dentro la cala deve risentire parecchio di quella liscivia ed i ricci di mare e le patelle sono particolarmente dolci, come mai ne avevo assaggiate.