Ciò che nei mercati viene normalmente chiamato "fico d'india" e venduto nei mesi di ottobre, novembre e dicembre non è un vero fico d'india, è un "bastardone" ottenuto da interventi sulla pianta madre effettuati, generalmente, nel mese di giugno.
La coltivazione del fico d'india inizia con il suo impianto, preferibilmente nel mese di gennaio, che consiste nell'interrare per metà una o due grosse pale ancora tra loro connesse in posizione "coricata di taglio".
Dopo averla interrata è opportuno porre dei grossi sassi sui due lati della pala con funzioni deterrenti nei confronti degli animali scavatori e come accumulatori di energia termica.
Nei primi mesi è opportuno provvedere a regolari irrigazioni, poi, dato che è una pianta molto rustica, una volta cresciuta bastano solo irrigazioni di soccorso a sostegno della fruttificazione nei mesi di luglio e agosto se aridi.
Se le pale si collocano a dimora "in verticale" da esse si svilupperanno poche nuove pale che tenderanno verso l'alto e conferiranno alla pianta una struttura "ad alberello" che risulta fragile e poco fruttifera.
La struttura ottimale a cui tendere è quella "a cespuglio", magari in linea.
Per le esigenze di una famiglia bastano una quindicina di pale piantate sul fianco ed allineate a breve distanza le une dalle altre.
L'inizio della fruttificazione avviene dopo tre o quattro anni dall'impianto.
Lasciate a loro stesse le piante fioriranno in primavera ed i loro frutti, i fichi d'india, saranno mangiabili nei mesi di luglio e agosto.
Saranno molti, piccoli, non molto dolci e pieni di semi a meno di non effettuare un diradamento dei frutti qualche mese prima della loro maturazione.
Quest'ultima operazione agisce principalmente sulle dimensioni dei frutti ma lascia quasi inalterati gli altri parametri organolettici dei fichi d'india.
Il fico d'india è oggetto delle attenzioni degli insetti, mosca e tignola in particolare, che depositano le loro uova nei frutti in maturazione rovinandoli.
Per evitare infestazioni indesiderate sono necessari interventi fitosanitari a meno di rinunciare a gran parte del raccolto.
Per ottenere dei frutti di alta qualità insensibili agli insetti è necessario stimolare nelle piante una nuova fioritura successiva a quella primaverile eliminando tutti i boccioli nati in primavera, compresi quelli "a legno", cioè le nuove palette appena nate.
In Sicilia l'operazione si chiama "scozzolatura" e si effettua in due date precise: il 13 giugno e il 24 giugno.
"Scozzolando" i nuovi boccioli nella prima data (il 13 giugno) si ottiene una nuova fioritura che produrrà frutti maturi nei mesi di settembre/ottobre, "scozzolando" nella seconda data (il 24 giugno) si otterranno frutti maturi tra ottobre e novembre.
I nuovi frutti si chiamano "bastardoni", sono più grossi, più dolci e con molti meno semi dei loro fratelli "selvatici". Non hanno bisogno di pesticidi perchè quando sono in maturazione gli insetti hanno già da tempo deposto le loro uova in altri luoghi ed in altri frutti.
Ce ne sono a "pasta bianca", a "pasta gialla" ed a "pasta rossa" intendendo con queste dizioni indicare il colore della loro polpa.
Noi preferiamo quelli a polpa bianca e gialla che, come gli altri, vanno comunque consumati prima che il loro colore caratteristico ricopra uniformemente l'intera buccia.
Si raccolgono all'alba, quando sono ancora bagnati di rugiada con il "coppo", un barattolo di latta posto in cima ad un bastone a cui si imprime un movimento di torsione quando il frutto è al suo interno.
La rugiada limita fortemente la diffusione nell'aria e poi sulla pelle, delle piccole e fastidiose spine di cui i frutti sono coperti.
Prima di arrivare sui banchi dei mercati i frutti vengono ripuliti dalle spine ma, se volete sapere come si sbucciano i fichi d'india nello stato "nature" leggete le istruzioni che trovate QUI.
Attenzione:
Il primo anno in cui si effettua la "scozzolatura" dei frutticini primaverili la pianta non sarà in grado di emettere nuove gemme perchè, come dicono i nostri vecchi "non c'è abituata", a meno di rare eccezioni.
Dal secondo anno in poi la pianta sottoposta al trattamento getterà nuove gemme che diventeranno i "bastardoni" di cui stiamo scrivendo.